Ogni ora due bambini ricoverati per diarrea da rotavirus

E’ considerato un’emergenza sanitaria nelle aree più povere del mondo dove provoca ogni anno la morte per diarrea di almeno 600 mila bambini, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma l’incubo rotavirus affligge anche i Paesi avanzati, per l’impatto che queste infezioni ricorrenti hanno sulle famiglie e sui sistemi sanitari. In Europa si contano 231 decessi ogni anno e 87 mila ospedalizzazioni.
In Italia, ogni ora 2 bambini finiscono per essere ricoverati in ospedale per diarrea da rotavirus, soprattutto nei mesi invernali, tra novembre e marzo. Sono più di 14 mila le ospedalizzazioni legate alla patologia ogni anno, oltre 50 mila gli accessi in pronto soccorso, 80 mila le visite mediche.
E secondo una stima del carico globale di malattia, alla fine più di 400 mila bambini fanno i conti con gastroenteriti acute da rotavirus ogni anno.
Nonostante i numeri, il ricorso alla vaccinazione nella Penisola resta limitato: solo Sicilia e Calabria l’hanno implementata, e secondo un’indagine condotta da Datanalysis – la prima su un campione di 500 papà e mamme che hanno avuto il piccolo ricoverato in ospedale per questa infezione – quasi 8 genitori su 10 (76%) non sa neanche che esiste uno scudo anti rotavirus, un vaccino orale protettivo.
I risultati della ricerca mostrano anche come, fra i genitori che erano invece a conoscenza del vaccino, circa uno su 3 non lo ha considerato “importante” perché non obbligatorio; uno su 4 ha confessato di aver “paura” dei vaccini, mentre per il 27% il freno sarebbe stato di carattere economico: il vaccino era disponibile solo a pagamento. Poi l’esperienza del ricovero ha ribaltato le prospettive e 9 intervistati su 10, dopo aver vissuto l’esperienza di vedere il loro bebè in ospedale, spossato dai sintomi dell’infezione, dichiarano che consiglierebbero la vaccinazione a un altro genitore.
L’indagine fotografa l’impatto emotivo ed economico di questi ricoveri, le ansie vissute dai genitori (tutti riferiscono un alto grado di preoccupazione per i sintomi e la situazione, un 67,2% parla di disagio elevato). La corsa in ospedale è scattata nel 47,2% dei casi perché il bambino presentava diarrea acuta, nel 29,1% grave debilitazione e disidratazione, nel 13,4% vomito insistente. Il 91,8% dei bimbi non era stato vaccinato contro il rotavirus, che è la principale causa di gastroenterite acuta nei neonati e nei lattanti e colpisce sotto i 5 anni con frequenza particolarmente elevata. Il rotavirus è molto contagioso e si trasmette con grande facilità non solo per via oro-fecale, ma anche per via respiratoria.
Soprattutto in questo periodo gli studi dei pediatri di libera scelta e gli ospedali sono affollati di casi, nidi e asili ‘decimati’ dalle assenze. “Tutte le famiglie finiscono per avere a che fare con quella che possiamo definire una malattia ‘obbligatoria’ per i bambini più piccoli, e spesso ripetuta – osserva Giorgio Conforti, pediatra di famiglia di Genova – L’impegno assistenziale è rilevante: i genitori devono assentarsi dal lavoro e spendere per terapie reidratanti e cure, i nonni vengono arruolati per accudire i piccoli. Per questo motivo possiamo dire che il vaccino si auto-paga sia per i costi diretti che indiretti prevenuti”.
Il vaccino anti-Rv “che si somministra per via orale in due dosi può essere offerto alle stesse epoche in cui si fa la vaccinazione esavalente e per il pneumococco”, entro i 6 mesi di vita, spiega Paolo Bonanni, ordinario di Igiene nel Dipartimento di Scienze della salute dell’università degli Studi di Firenze. “Si tratta di vaccini estremamente efficaci e sicuri che permettono di prevenire una malattia importante anche se spesso sottovalutata. Confidiamo che questa forma di prevenzione possa essere presto estesa a tutte le regioni italiane”.
Sul fronte ospedaliero il problema del rotavirus è molto sentito, anche perché si stima che siano 8 mila le infezioni nosocomiali ogni anno, che complicano e prolungano il decorso di bambini ricoverati per altre patologie. “Purtroppo è difficile evitare che a fronte di un ricovero ci sia una trasmissione intra-ospedaliera, pur mettendo in atto tutte le misure protettive possibili”, spiega Susanna Esposito, direttore della Clinica pediatrica I della Fondazione Policlinico di Milano. Il rotavirus, infatti, è molto contagioso e si trasmette con grande facilità non solo per via oro-fecale, ma anche per via respiratoria, per contatto.
“Di recente ci è capitato un caso di un bimbo di 10 mesi che ha contratto l’infezione dal fratellino, a sua volta contagiato al nido. Il paziente – racconta la specialista – presentava un importante quadro di disidratazione che richiedeva un riequilibrio molto lento per evitare problematiche come le convulsioni. E’ stata una situazione molto delicata e lunga da gestire ed è culminata nella trasmissione del virus al bambino ricoverato nella stanza accanto con un’infezione respiratoria, il quale era già sottoposto a ventilazione non invasiva domiciliare e ha presentato un decorso ancora più complicato. C’è da considerare poi che oggi abbiamo un numero sempre più alto di neonati prematuri o con patologie croniche, per i quali la perdita di peso e la disidratazione legata all’infezione da rotavirus può essere devastante”.
A fronte di tutto questo, conclude Esposito, la vaccinazione anti-Rv ha “un rapporto costo-efficacia assolutamente favorevole e va raccomandata. Dovrebbe essere offerta gratuitamente e attivamente, l’ideale sarebbe per esempio farla eseguire a opera dei pediatri di famiglia in occasione dei primi bilanci di salute. L’impatto positivo sul numero di casi e sull’assistenza sarebbe enorme”.

Nel video:

  • Paolo Bonanni
    Ordinario di Igiene Dipartimento Scienze della Salute Università degli Studi – Firenze
  • Susanna Esposito
    Direttore Clinica Pediatrica I Ospedale Maggiore Policlinico – Milano
  • Giorgio Conforti
    Pediatra di famiglia Genova
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