Leucemia cronica, guarigione vicina

Oggi i malati di leucemia cronica hanno una prospettiva di vita molto simile a quella delle persone sane, come è stato sottolineato durante la Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie
La possibilità di interrompere il trattamento delle Leucemia Mieloide Cronica, inimmaginabile appena pochi anni fa, è adesso confermata da ENESTfreedom un importante studio clinico
Dopo almeno tre anni di trattamento con nilotinib in prima linea, più della metà (51,6%) dei 190 pazienti con LMC che hanno raggiunto una Risposta Molecolare Profonda sostenuta sono stati in grado di interrompere la terapia rimanendo in remissione completa per 48 settimane.
«I dati presentati all’ASCO e all’EHA sono di grande importanza perché dimostrano che, a un anno dalla sospensione della terapia con nilotinib, più del 50% dei pazienti rimane in remissione completa senza trattamento, dopo un periodo relativamente breve (in media 3,5 anni) di trattamento e un periodo di permanenza in remissione molecolare profonda mediana di un anno e mezzo soltanto» afferma Giuseppe Saglio, Professore di Ematologia all’Università di Torino e Direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’Ospedale Universitario San Luigi di Orbassano (TO). «Questo risultato per noi è solo l’inizio: stiamo lavorando affinché possa diventare un traguardo per tutti i pazienti con Leucemia Mieloide Cronica. Sicuramente possiamo dire che la strada della sospensione è stata ormai intrapresa, con vantaggi per la qualità di vita dei pazienti, minori rischi di tossicità a lungo termine e un impatto positivo sui costi complessivi a lungo termine della terapia per il Servizio Sanitario Nazionale».

E un numero crescente di pazienti italiani con Leucemia Mieloide Acuta oggi può accedere a LabNet, il network italiano per la diagnostica molecolare realizzato dal GIMEMA Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto.
«È molto importante poter utilizzare la rete LabNet anche per la Leucemia Mieloide Acuta, una malattia del sangue che per la sua complessità ed eterogeneità biologica deve essere adeguatamente caratterizzata sul piano biologico in ogni singolo paziente – spiega Sergio Amadori, vice Presidente della Fondazone GIMEMA e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia al Policlinico Tor Vergata di Roma – Nel paradigma dell’ematologia di precisione si inscrive anche midostaurina, farmaco che inibisce la mutazione genetica FLT3, presente in circa un terzo dei pazienti con Leucemia Mieloide Acuta: i risultati dello studio internazionale RATIFY, al quale ha partecipato attivamente anche il gruppo Italiano GIMEMA, sono di grande rilievo perché mostrano che questo farmaco usato in combinazione riduce in maniera significativa il rischio di recidiva offrendo una maggiore probabilità di lunga sopravvivenza».

Nel video:

  • Giuseppe Saglio
    Docente di Ematologia Università di Torino
  • Sergio Amadori
    Direttore Unità di Ematologia Policlinico Tor Vergata di Roma
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