Verso l’eliminazione dell’epatite C

Non è solo questione di genotipo, gli specifici bisogni terapeutici che caratterizzano le diverse popolazioni di pazienti con epatite C costituiscono un vero e proprio “mare magnum”. Le persone con Epatite C, infatti, non sono tutte uguali e, proprio nell’ottica di una gestione ottimale del paziente, queste differenze devono emergere e diventare centrali nella scelta terapeutica, secondo un approccio personalizzato.
“L’epatite C colpisce circa l’1-2% della popolazione mondiale: circa 150 milioni di individui infetti”, dichiara Stefano Fagiuoli, direttore unità complessa di Gastroenterologia, Epatologia e Trapiantologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ed alcune stime “indicano come possano essere circa un milione i soggetti infetti dal virus HCV in Italia”, aggiunge. Tuttavia, “il dato reale risulta difficile da quantificare per mancanza di dati epidemiologici validi. L’unico dato verificato- spiega- riporta che i pazienti formalmente seguiti e registrati dai Centri specializzati di cura siano circa 300.000, dei quali 75.000 già trattati; mentre non è possibile quantificare il sommerso“. “Ogni anno si verificano nel nostro paese quasi 1.000 nuovi casi di infezione HCV. L’obiettivo dell’eliminazione dell’epatite C- conclude Fagiuoli- potrà essere raggiunto solo associando l’azione di trattamento di tutti i casi conosciuti con l’azione di “case finding” per individuare quanto possibile i casi di infezione sommersa”.
In merito al trattamento, in Italia è stato recentemente compiuto un ulteriore passo avanti: l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha ridefinito i criteri di rimborsabilità dei farmaci innovativi per l’epatite C cronica, ampliando così le possibilità di accesso alle terapie di ultima generazione e attivando i Registri per il monitoraggio. L’obiettivo finale, quello dell’eliminazione della patologia è sempre più vicino, ma potrà essere raggiunto solo attraverso la partnership tra tutti i portatori di interesse coinvolti nella lotta all’HCV. Tra questi, le aziende. MSD, che da quasi un trentennio è impegnata in questa battaglia contro l’epatite C, e da oltre 125 anni nella lotta alle malattie infettive, ha fatto della partnership a tutti i livelli un tratto distintivo: non solo con Istituzioni, pazienti e medici, ma anche con team di scienziati internazionali che per anni hanno lavorato all’implementazione di elbasvir/grazoprevir.
La sicurezza e l’efficacia di elbasvir/grazoprevir sono state valutate in un vasto e robusto programma di studi clinici su più di 2.300 soggetti con epatite C cronica. Il programma di sviluppo clinico ha incluso differenti tipologie di pazienti con epatite C, compresi quelli più difficili da trattare. La combinazione elbasvir/grazoprevir ha dimostrato efficacia in una ampia popolazione di pazienti con infezione da HCV, anche in quelli più difficili da trattare: sono stati ottenuti, negli studi clinici, tassi di risposta SVR12 superiori al 90% in pazienti naive e pretrattati, con cirrosi compensata e senza cirrosi, con insufficienza renale e/o emodialisi, con co-infezione HIV/HCV e in terapia sostitutiva con oppioidi.
Lo schema terapeutico del farmaco è semplice: una pillola, una volta al giorno, senza restrizioni di cibo, per 12 settimane di trattamento nella maggior parte dei pazienti, senza ribavirina. Non si evidenzia alcuna interazione farmacologica clinicamente significativa con i più comuni farmaci utilizzati. Inoltre, il regime di trattamento non richiede aggiustamento del dosaggio nei casi di insufficienza renale.

Nel video:

  • Stefano FAGIUOLI
    Direttore Unità Gastroenterologia
    Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
  • Massimo GALLI
    Professore di Malattie infettive Università degli Studi di Milano
  • Ivan GARDINI
    Presidente Epac Onlus
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