Animali domestici amati ma poco curati

Spesso prevale una negligenza sanitaria
Più li ami, meno li curi. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dalla ricerca GfK EuriskoHuman&Animal Health: prevenzione e benessere per l’animale e per l’uomo”, che ha stretto l’obiettivo sulla salute e sulla prevenzione in campo veterinario da parte degli italiani. L’indagine, commissionata da MSD Animal Health, l’azienda leader mondiale nella ricerca, sviluppo e distribuzione di una vasta gamma di prodotti e soluzioni dedicati alla prevenzione, trattamento e controllo della salute animale, è stata condotta in Italia su un campione di 1.000 persone over 18.

Ebbene, l’affezione verso gli animali parrebbe inversamente proporzionale alla cura che riserviamo loro. Se infatti è vero che in Italia il 34% della popolazione adulta (pari a 7.700.000 famiglie) possiede un animale domestico, solamente il 46% dichiara di “far vaccinare regolarmente il proprio pet” e ben il 17% “non sottopone il proprio animale da compagnia ad alcun tipo di profilassi”. Tutto questo nonostante cane o gatto vivano esattamente come “uno di famiglia”: nel 54% dei casi la casa è l’habitat consueto degli animali da compagnia che trascorrono oltre la metà del proprio tempo tra letto e divano, nel caso dei felini, e circa un quarto se parliamo di cani.

“Il cambiamento è stato epocale”, sottolinea Marco Melosi, Presidente ANMVI, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. “Il trend di cani e gatti “indoor” è sempre più un’abitudine anche nelle aree rurali del nostro Paese. Se pensiamo a come i mutamenti climatici hanno influito sulla diffusione di parassiti e vettori, allora è sicuramente positiva la riduzione dell’esposizione del pet alla vita esterna, specie di notte. Ma in casa, qualche volta, la condivisione sconfina e tende a eccedere: tutto questo non è sempre segno di buon accudimento”.

Questo perché gli italiani ritengono che la salute dei propri animali da compagnia sia essenziale solamente per il benessere dell’animale stesso (31%) e non per motivi legati “al bene di tutta la famiglia”. Non sono in molti, infatti, quelli che hanno la buona abitudine di pulire le zampe al cane (44%) o al gatto (17%) dopo la passeggiata o una scorrazzata sui tetti e ancora meno si preoccupano di controllare il pelo (26% cane, 15% gatto). “L’atteggiamento più sbagliato e foriero di conseguenze sanitarie per tutto il nucleo familiare”, specifica Melosi “è quello di chi investe l’animale da compagnia di un ruolo strumentale al soddisfacimento di bisogni e aspettative ‘umane’. Anche un’eccessiva idealizzazione zoofila può perdere di vista l’animale stesso”.
Secondo l’indagine, comunque, il trend non potrà che essere di miglioramento, considerato che ben il 61% del campione dichiara di fidarsi in primis del consiglio del proprio veterinario.

Nel video:

  • Roberto VILLA
    Professore di Farmacologia Veterinaria Università di Milano
  • Emanuele MINETTI
    Presidente Lombardia Associazione Nazionale Medici Veterinari
  • Paolo SANI
    Amministratore Delegato MSD Animal Health
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