Scompenso cardiaco, cosa chiedono i pazienti

In occasione della Giornata Mondiale del Cuore, Associazione Italiana Scompensati Cardiaci e Regione Lazio hanno voluto accendere i riflettori su una patologia che, pur essendo la seconda causa di morte in Italia, non riceve tutta l’attenzione che meriterebbe.
Lo scompenso cardiaco, condizione nella quale il cuore non riesce a pompare in modo soddisfacente il sangue nel resto dell’organismo, colpisce oggi oltre 15 milioni di persone in Europa, 1 milione in Italia. Nel corso della vita una persona su cinque è a rischio di sviluppare scompenso cardiaco ed è più frequente che questa patologia si presenti in età avanzata, con un’incidenza progressivamente maggiore in relazione all’invecchiamento.
Da qui nasce la sottovalutazione dei sintomi – stanchezza, spossatezza e affaticamento – che molto spesso vengono erroneamente ricollegati all’avanzare dell’età. Questo, insieme alla difficoltà della diagnosi, priva troppo spesso il paziente delle cure necessarie.
Ecco perché è fondamentale saper riconoscere per tempo la patologia e soprattutto prevenirla, in particolar modo ora che le nuove soluzioni terapeutiche oggi disponibili permettono una significativa riduzione della mortalità, oltre ad un importante miglioramento della qualità della vita.
La diagnosi precoce e la prevenzione, ma anche l’avere a disposizione una rete efficiente ed efficace di centri distribuiti sul territorio e un conseguente accesso alle soluzioni terapeutiche più avanzate, rappresentano gli elementi fondamentali per garantire appunto una significativa riduzione della mortalità e un reale miglioramento della qualità di vita di tutti i pazienti.
La presa in carico del paziente scompensato rappresenta un tema di primaria importanza per le Istituzioni, che hanno recentemente compiuto ampi sforzi nell’ottica di rafforzare la rete di Centri dedicati a questa patologia, e di garantire l’accesso alle nuove terapie in grado di migliorare sensibilmente la qualità di vita dei pazienti.
“I dati epidemiologici sulla prevalenza dello scompenso sono piuttosto allarmanti” – spiega il prof. Salvatore Di Somma, professore di Medicina Interna, Dipartimento di scienze medico-chirurgiche e di medicina traslazionale dell’Università La Sapienza di Roma. “Attualmente, lo scompenso cardiaco colpisce lo 0.4 – 2% della popolazione adulta europea con una mortalità a 4 anni del 50%. Rappresenta il 5% delle ospedalizzazioni totali e interessa il 2% della spesa del Sistema Sanitario Nazionale. Il suo alto costo è principalmente causato dall’elevata frequenza di re-ospedalizzazioni (40% entro 12 mesi), determinate dal peggioramento dello stato di congestione, sia a livello sistemico che polmonare. In questo preoccupante scenario, diventa sempre più importante un precoce riconoscimento della patologia e una sua corretta gestione, a partire dalla situazione di emergenza fino alla dismissione a domicilio, passando per una necessaria riabilitazione cardiologica”.
“Nonostante la varietà delle presentazioni cliniche del paziente possa richiedere dei trattamenti sintomatologici differenziati, tutte le forme di scompenso cardiaco acuto dovrebbero essere gestite nel territorio in modo uniforme, per consentire ad ogni paziente la miglior terapia ed assistenza; questo porterebbe sicuramente ad un miglioramento della qualità di vita ed alla prevenzione, o almeno, alla riduzione del rischio di morte e di re-ospedalizzazioni a breve termine” – sottolinea il prof. Luigi Marzio Biasucci, Direttore Scompenso e Riabilitazione Cardiologica policlinico Gemelli di Roma.

Nel video:

  • Luigi Marzio BIASUCCI
    Direttore Scompenso e Riabilitazione Cardiologica Policlinico Gemelli di Roma
  • Maria Rosaria DI SOMMA
    Delegato Relazioni Esterne Associazione Italiana Scompensati Cardiaci
  • Gianfranco GENSINI
    Presidente Italian Heart Failure Association
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clipSALUTE il Tg di domenica 29 ottobre 2017

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