La salute del nostro cuore dipende da noi

Piuttosto che il BMI, l’indice di massa corporea, andrebbe considerata la circonferenza addominale e la distribuzione del grasso corporeo
Siamo in buona parte padroni del nostro destino, perlomeno della salute del nostro cuore. È il messaggio lanciato dai cardiologi che hanno partecipato al simposio “Cardiometabolic Risk and Vascular Disease: from Mechanisms to Treatment” organizzato recentemente a Stoccolma dal Karolinska Institute di Stoccolma con il supporto della Fondazione Internazionale Menarini. «Una circonferenza dell’addome sopra la media e in più colesterolo, glicemia e pressione del sangue oltre i livelli raccomandati: sono le caratteristiche del rischio metabolico, tra le principali cause di malattie cardiache e vascolari» spiega Francesco Cosentino, Direttore dell’Unità di Cardiologia del Karolinska Institute & Karolinska University Hospital di Stoccolma. «Si tratta di una condizione che interessa circa il 25 per cento degli uomini ed addirittura il 27 per cento delle donne. Parliamo quindi di numeri altissimi, pari a circa 14 milioni di individui in Italia, ma che diventano ancora più impressionanti se pensiamo all’Europa o agli Stati Uniti, paese dove è obeso o in sovrappeso una persona su tre. E se escludiamo fattori che non possiamo modificare, come la familiarità per malattie cardiovascolari o l’età, l’aumento del rischio di malattie per il nostro cuore dipende tutto da noi e dalle buone o cattive abitudini di vita che seguiamo».
Jean-Pierre Després, Direttore della Ricerca in Cardiologia all’Università di Laval, Canada, sottolinea il rapporto tra salute cardiovascolare, obesità, circonferenza addominale e distribuzione del grasso corporeo. «L’obesità è stata storicamente considerata come una condizione non salutare e associata a un numero considerevole di malattie. Però l’utilizzo sempre maggiore dell’indice di massa corporea (BMI, espresso secondo una formula che mette in rapporto peso e altezza) come metro clinico per definire il peso corretto, il soprappeso e l’obesità, ha portato alla pubblicazione di risultati che hanno lasciato molti medici e parte del pubblico perplessi riguardo il suo contributo contro le malattie cardiovascolari, se comparato a altri fattori di rischio individuati. In particolare la circonferenza addominale oltre la norma, e di conseguenza la concentrazione del grasso corporeo in quella zona del corpo, sono un indicatore preciso di aumentato rischio per malattie cardiovascolari. Per cui la circonferenza addominale dovrebbe essere considerata come un’utile misurazione dell’adiposità addominale e identificata come un rilevante target terapeutico. Altri fattori di rischio includono l’età, il sesso, il livello di attività fisica, la qualità nutrizionale, fumare, la predisposizione genetica alle malattie cardiovascolari e altre ancora. Ancora più della dieta, una moderata attività fisica contribuisce a ridurre il rischio cardiovascolare ed è importante sapere che l’attività fisica è cardioprotettiva anche in assenza di perdita di peso. Per riassumere, i comportamenti suggeriti per una salute cardiovascolare sono: non fumare, un BMI minore di 25 kg/m2, praticare attività fisica moderata (150 minuti la settimana), seguire una dieta sana. I fattori biologici favorevoli sono: colesterolo al di sotto dei 250 mg/dL, pressione del sangue al di sotto dei 120 e 80 mm/Hg, assenza di diabete e livelli di glucosio al di sotto dei 100 mg/dL».
Thomas F. Lüscher, Direttore della Cardiologia all’Ospedale Universitario di Zurigo, indica nel rapporto tra alcuni alimenti e flora batterica una spiegazione dell’aumentato rischio cardiovascolare in chi segue una dieta scorretta. «Le malattie cardiocoronariche sono considerate principalmente dovute a dislipidemia e infiammazione, mentre solo recentemente i batteri intestinali sono stati inclusi nel gruppo dei protagonisti nella patogenesi delle patologie cardiovascolari. Ormai è risaputo che la dieta occidentale ricca di carni rosse e di grassi favorisce le malattie cardiocircolatorie, anche perché ha importanti conseguenze sui batteri intestinali e la loro interazione con il metabolismo. L’incremento di cibi ricchi di grassi e che favoriscono l’innalzamento dell’insulina aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, dislipidemia e infiammazione sistemica. In particolare nelle persone che consumano molta carne rossa si osserva un aumento del TMAO, (trimetilammina N-ossido), una sostanza prodotta dai batteri intestinali nella digestione della carnitina, contenuta nella carne rossa. Alti livelli di TMAO sono correlati a una modificazione del metabolismo del colesterolo e dell’arteriosclerosi e sono altamente predittivi di rischio per malattie cardiovascolari. In conclusione il messaggio principale per i suggerimenti nutrizionali è ben chiaro: seguire una dieta sana che includa abbondanti quantità di frutta, verdura, cereali, legumi, frutta secca, pesce. E limitare la carne rossa, i dolci e le bevande zuccherate».

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clipSALUTE il Tg di domenica 17 dicembre 2017

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