Antibiotico-resistenza: l’emergenza continua

Negli USA la chiamano ESKAPE gang: ne fanno parte sette microrganismi (Enterococcus spp, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa, Enterobacter spp) capaci di selezionare, trasmettere, riprodurre mutazioni che permettono loro di “sfuggire” agli antibiotici. A questi e ad altri superbatteri si deve la diffusione del fenomeno dell’antimicrobico-resistenza, ovvero la perdita di efficacia degli antibiotici e l’inquietante prospettiva del ritorno di malattie infettive che si pensavano sconfitte o sotto controllo.
Secondo l’European Centre for Disease Control (ECDC) ogni anno in Europa 25.000 persone muoiono a causa di infezioni da germi resistenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), prevede che, agli attuali tassi di incremento delle antibiotico-resistenze, da qui al 2050 i “superbug” saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi annui diventando la prima causa di morte al mondo.
A questa grande emergenza sanitaria è dedicato il Corso di Formazione Professionale Continua “Antibiotico-Resistenze: un’emergenza globale”, promosso della Sapienza Università di Roma e dalla Fondazione Giovanni Lorenzini. Al tema dell’antimicrobico-resistenza la Fondazione Lorenzini ha dedicato un quaderno del Sole 24 Ore-Sanità realizzato con il contributo incondizionato di MSD.
«Il tema dell’antimicrobico resistenza non interessa solo l’Italia, ma si espande in modo sempre più pesante sui percorsi di prevenzione e protezione della salute umana, alimentare e nelle politiche di intervento globali in area medica ed alimentare», afferma Andrea Peracino, Presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini, Milano. «È sempre più necessario che il mondo della comunicazione giornalistica venga coinvolto per aiutare il singolo cittadino e l’insieme della organizzazione sociale a trovare risposte adeguate».
«Anche l’uso degli antibiotici in veterinaria, negli allevamenti e in agricoltura ha significativamente contribuito al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, e pone domande anche in relazione al contesto più ampio della protezione del sistema alimentare», afferma Sergio Pecorelli, Presidente di Giovanni Lorenzini Medical Foundation, New York, NY (USA). «Tutto ciò richiede analisi rigorose ed interventi mirati, perché non venga perduta un’arma indispensabile alla protezione della salute: l’antibiotico».
Un uso prudente degli antibiotici e la promozione di strategie di controllo dell’infezione in tutti i settori della sanità secondo un approccio globale, detto ‘One Health’, sono gli interventi prioritari per prevenire la selezione e la trasmissione di batteri resistenti a questi farmaci. 
In Italia, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea. Nel nostro Paese Klebsiella pneumoniae carbapenemasi produttrice, considerato un superbatterio killer, è diventato in oltre il 50% dei casi resistente a tutti gli antibiotici. Le infezioni ospedaliere compaiono in circa 3 casi ogni 1.000 ricoveri acuti che avvengono in Italia, con un impatto sul Servizio Sanitario compreso tra i 72 e 96 milioni di euro.
L’aumento delle resistenze e la conseguente riduzione di efficacia degli antibiotici impatta soprattutto sulla terapia delle cosiddette ‘infezioni correlate alle pratiche assistenziali’, sia mediche sia chirurgiche, il 70% delle quali correlato all’invasività delle moderne procedure, che spesso indeboliscono le difese immunitarie dei pazienti pur prolungandone la vita.
Le strategie per controllare l’evoluzione dei fenomeni di resistenza agli antimicrobici richiedono quindi più livelli di attuazione all’interno delle organizzazioni sanitarie per acuti, nelle strutture di lungodegenza e nella medicina di comunità, dando priorità alla ricerca e all’innovazione.
«Numerose Società scientifiche hanno indicato gli interventi basilari da perseguire, alcuni da mettere in atto a livello di sistema, altri al letto del singolo paziente», afferma Pierluigi Viale, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Bologna, Direttore UO Malattie Infettive Ospedale Policlinico Sant’Orsola. «Tra quest’ultimi, evitare prescrizioni ridondanti, ridurre non appena possibile lo spettro ed il numero di antibiotici somministrati ad ogni paziente, contenere sulla base di parametri riproducibili i tempi di trattamento rappresentano tre aspetti di un progresso culturale ormai irrinunciabile».
Cardine di ogni strategia di contrasto è l’Antimicrobial Stewardship, un approccio che mira ad assicurare l’uso appropriato degli antibiotici tenendo conto sia dell’esigenza di assicurare al paziente l’opzione più efficace che dell’impatto della terapia antibiotica sull’intero ecosistema.
A questi principi è ispirato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 messo a punto dal Governo italiano e pubblicato lo scorso novembre. Quattro le azioni strategiche indicate nel PNCAR per ridurre il tasso di infezioni da microrganismi resistenti agli antibiotici associate all’assistenza sanitaria ospedaliera e comunitaria: 1) sorveglianza, prevenzione e controllo delle infezioni da microrganismi resistenti, nell’ambito sanitario umano e veterinario; 2) uso appropriato e sorveglianza del consumo di antibiotici, con una riduzione dell’impiego entro il 2020 superiore al 10% in ambito territoriale, e oltre il 5% in ambito ospedaliero, e un taglio oltre il 30% nel settore veterinario (rispetto ai livelli 2016); 3) potenziamento dei servizi diagnostici di microbiologia; 4) formazione degli operatori sanitari, educazione della popolazione e ricerca mirata.

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