Il farmaco che aumenta la densità ossea

Presentati al congresso mondiale sull’osteoporosi nuovi dati relativi a Romosozumab, farmaco in grado di aumentare la densità ossea a livello della colonna vertebrale, dell’anca e del collo del femore, tutti punti che diventano più fragili in un soggetto con osteoporosi.
Romosozumab è un anticorpo monoclonale anti-sclerostina, una proteina che inibisce l’attività delle cellule che producono nuovo tessuto osseo (osteoblasti). Diversi studi clinici hanno dimostrato che Romosozumab è in grado di aumentare la densità ossea a livello della colonna vertebrale, dell’anca e del collo del femore, tutti punti che diventano più fragili in un soggetto con osteoporosi.
Com’è noto, nei pazienti che soffrono di osteoporosi le ossa hanno una ridotta massa ossea e una struttura più fragile, anche dal punto di vista della micro architettura del tessuto osseo. Da qui il rischio di fratture. I farmaci finora impiegati contro l’osteoporosi, pur contrastando il riassorbimento osseo e la progressione della malattia, ed efficaci nell’aumentare la densità minerale, non sono in grado di ripristinare la struttura (microstruttura) ossea.
Romosozumab, bloccando la sclerostina favorisce, in modo assolutamente naturale, la formazione di nuovo tessuto osseo con una microstruttura regolare. Il nuovo anticorpo esercita quindi un’azione combinata: da una parte riduce il riassorbimento osseo e dall’altra ne stimola la formazione di nuovo, e ne aumenta la densità minerale. E’ sufficiente una sola somministrazione al mese (210 mg), per via sottocutanea.
Contrariamente a quanto la sua solida consistenza, forza e durezza, lascerebbero pensare, il nostro scheletro è un tessuto che si rinnova continuamente. Lo dimostra il fatto che dopo una frattura sono sufficienti poche settimane per riparare il danno e tornare alla condizione originale.
A controllare tutto questo ci sono vari meccanismi che orchestrano un delicato equilibrio tra formazione di nuovo osso (osteoblasti, cellule che producono nuova matrice ossea) e distruzione di osso già formato (osteoclasti, cellule che digeriscono la matrice dell’osso). La matrice appena formata viene quindi mineralizzata, per dare all’osso quella consistenza di durezza e resistenza necessaria per le funzioni di supporto dello scheletro.

Nel video:

  • Maria Luisa BRANDI
    br>Professore di Endocrinologia Università degli studi di Firenze
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